Precisazione Prima di parlare delle terapie che vengono usate per la cura delle patologie rachidee è necessario fare una precisazione. Tutti i maggiori specialisti del settore concordano nel riferire che il dolore rachideo possiede un alto tasso di remissione spontanea. Significa quindi che spesso il dolore vertebrale scompare senza che si siano effettuate particolari terapie. In questi casi, quindi, i provvedimenti terapeutici sono in grado, se idonei, di accellerare la guarigione.
Altra considerazione da fare è che le rachialgie hanno la tendenza a ricomparire. Vale a dire che un'alta percentuale di persone che ha avuto un singolo episodio di lombalgia tende ad accusare nel tempo altri attacchi dolorosi. Numerose ricerche hanno evidenziato che le recidive sono più frequenti nei soggetti che sono sottoposti a particolari fattori di rischio:
- di carattere posturale;
- legati all'attività lavorativa;
- alle condizioni fisiche;
- allo stile di vita.
Da queste semplici riflessioni si intuisce come il trattamento riabilitativo deve essere indirizzato non solamente all'eliminazione del dolore, ma dovrà concentrarsi nell'eliminazione o attenuazioni di tutti quei fattori di rischio che incidono particolarmente nella comparsa e nel mantenimento delle affezioni vertebrali.
La cura del dolore vertebrale si prefigge i seguenti obiettivi:
- diminuire il dolore;
- ripristinare il movimento;
- praticare un efficace trattamento che impedisca altre ricadute.
Gli strumenti terapeutici che possono essere usati sono:
Terapie chirurgiche Sono procedimenti terapeutici indicati per particolari patologie vertebrali che una attenta valutazione clinico strumentale ha ritenuto non suscettibile di una terapia ortopedica conservativa.
L'indicazione al trattamento chirurgico viene posta più frequentemente in casi di gravi ernie del disco, importanti stenosi del canale vertebrale, grave instabilità vertebrale da spondilolistesi, fratture vertebrali e altre particolari gravi patologie rachidee. L'intervento chirurgico di volta in volta ricercherà l'asportazione di materiale discale, oppure la fissazione e la stabilizzazione di uno specifico elemento o tratto vertebrale.
Terapie farmacologiche
I trattamenti farmacologici si basano sull'utilizzo categorie di farmaci che hanno vari effetti:
analgesico, costituisce il primo approccio farmacologico scelto dal medico ogni qual volta si ritiene opportuno far regredire il dolore rachideo;
miorilassante, l'uso di questo tipo di farmaci tende a incidere sullo stato di tensione dei muscoli che possono essere coinvolti nel mantenimento dello stimolo doloroso;
antinfiammatorio, per produrre questo effetto vengono utilizzati gruppi di farmaci antinfiammatori non steroidi come i FANS, oppure i corticosteroidi. Possono essere responsabili di effetti collaterali.
Il tattamento farmacologico può essere praticato anche per via locale grazie ad una tecnica denominata mesoterapia. Questa tecnica consiste in iniezioni multiple eseguite su zone dolenti, nei punti trigger e sulle aree di proiezione cutanea del dolore, dove si inoculerà il farmaco prescelto. I bassi dosaggi usati e la diffusione dei farmaci nell'organismo in concentrazione estremanente ridotte riducono al minimo gli effetti collaterali.
Trattamento "Discosan": consiste nell'inniettare nella zona interessata alla disfunzione discale una miscela di ossigeno e ozono. Tale miscela agisce sul disco intervertebrale procurandone un cambiamento migliorativo.
Terapie ortesiche Viene prescritto dagli ortopedici ogni qual volta si ritiene opportuno immobilizzare il tronco, ridurne la mobilità e ricercare uno scarico parziale del rachide. Il tipo di corsetto o di busto prescritto il tempo durante il quale deve essere portato e le modalità di applicazione vengono di volta in volta decise dallo specialista che le valuta in riferimento all'obiettivo che si vuole raggiungere.
Terapie con l'uso di mezzi fisici Per curare il dolore vertebrale vengono usate spesso apparecchiature fisioterapiche in grado di produrre energia calorica, onde elettromagnetiche, campi magnetici, correnti elettriche, vibrazioni meccaniche. L'orientamento attuale degli specialisti del settore è quello di usare i mezzi fisici complementari a terapie manuali e chinesiterapiche.
Si descriveranno i mezzi fisioterapici più usati.
TECAR
Diatermia Resistivo-Capacitiva di contatto ad Onde Medie meglio conosciuta come Tecar.
Il termine TECAR è un acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo.
La tecarterapia è una forma di terapia fisica che ha come specifico scopo quello di produrre o accelerare i processi riparativi ed antinfiammatori osteoarticolari e muscoloscheletrici senza che avvenga somministrazione di energia radiante dall'esterno.
Il trasferimento di energia a scopo terapeutico ai tessuti lesi può avvenire secondo diverse modalità tecniche. L'apparecchiatura che produce la diatermia capacitiva-resistiva, proietta energia utilizzando radiofrequenze a onde lunghe di 0,485 MHz (500.000 Hz), che consentono un trasferimento di energia mediante passaggio di corrente per effetto capacitivo/resistivo. Questa innovativa tecnologia sollecita omogeneamente il tessuto dall'interno sfruttando il principio del condensatore ed ottenendo una forte stimolazione a livello cellulare. Un condensatore è un dispositivo elettrico costituito da due armature separate da un sottile isolante e collegato ad un generatore elettrico. La differenza di potenziale tra le due armature, originata dal generatore, fa si che le cariche si accumulino presso ciascuna armatura a causa dell'attrazione reciproca tra cariche di segno opposto. Man mano che il condensatore accumula cariche, la corrente si riduce fino ad annullarsi quando il sistema è carico; se la polarità del generatore si inverte, si avrà corrente in senso inverso che caricherà nuovamente il sistema.
Se trasferiamo questo concetto per una applicazione biologica, avremo un condensatore costituito da una armatura metallica isolata (elettrodo mobile) collegata ad un generatore ad alta frequenza (0,5 MHz) e da una armatura costituita dal tessuto biologico che si comporta come un conduttore. In questo caso il tessuto biologico è rappresentato dalla zona del corpo dove si desidera applicare la terapia. Questo tipo do terapia non prevede quindi emissione di energia esterna ma vi è solo uno sviluppo di energia endogena a livello dei tessuti biologici. Tra le due armature così create si produce una corrente chiamata di spostamento prodotta dal movimento alternato di attrazione e repulsione (500.000 volte al secondo) degli elettroliti, che sono i costituenti essenziali di ogni substrato biologico, e conseguentemente quindi anche della parte del tessuto musolo-scheletrico interessato dalla terapia. La biostimolazione così ottenuta genera una forte vasodilatazione con un incremento della circolazione sanguigna. Gli effetti ricercati son quelli di una riduzione del dolore e di eventuali contratture muscolari. Simile ad altre fisioterapie di ultima generazione (laser alta potenza, ipertermia ecc..) l'effetto inseguito è di riassorbimento degli edemi ed innesco precoce dei processi riparativi.
Nello specifico gli effetti biologici della Tecarterapia sono essenzialmente tre.
Biochimico: accelera il metabolismo delle cellule richiamando sangue ricco di ossigeno, velocizzandone Il flusso e facilitando il drenaggio linfatico.
Termico: induce una endotermia profonda ed omogeneamente diffusa per l'effetto Joule prodotto dalle correnti di spostamento
Meccanico: aumentando la velocità di scorrimento dei fluidi, drena la stasi linfatica e tonifica le pareti.
La diatermia può lavorare in due diverse forme: la modalità capacitiva e la modalità resistiva. Queste due modalità si possono realizzare utilizzando due diversi tipi di elettrodi. Nella modalità capacitiva si utilizza una serie di elettrodi rivestiti da un particolare materiale isolante ceramizzato. L'azione si concentra in prossimità dell'isolante, quindi nella zona sottostante l'elettrodo mobile e soprattutto a livello dei tessuti molli come ad esempio le masse muscolari e il sistema vascolo-linfatico. Nella modalità resistiva, utilizzando elettrodi non rivestiti, quindi non isolati, la concentrazione di cariche e quindi l'effetto biologico si verifica nei tessuti a più alta resistenza (in pratica i tessuti a minor concentrazione d'acqua) che si interpongono tra l'elettrodo mobile e la piastra di ritorno, vale a dire ossa, articolazioni, tendini, legamenti, cartilagini, etc. A seconda, perciò, della modalità con cui si lavora (capacitiva o resistiva) vi è la possibilità di agire in modo selettivo su tutti i tessuti biologici, sia quelli più superficiali sia quelli più profondi.
Ipertermia
L'Ipertermia utilizzata nel campo fisioterapico è una particolare terapia fisica che utilizza il calore per curare con efficacia numerosi tipi di danno a carico dell'apparato muscoloscheletrico (muscoli, tendini, legamenti, ossa, articolazoni) non gravissimi ma più o meno dolorosi e spesso invalidanti.
In tutti gli studi sugli effetti terapeutici del calore l'iperemia indotta dall'innalzamento termico locale è stata individuata come il fattore più importante. Molti studiosi del settore hanno quantificato l'entità dell'iperemia in funzione dell'innalzamento locale di temperatura, evidenziando l'importanza di lavorare fra 41° e 45°C. Lavorando quindi in questo intervallo di temperatura si ottengono i maggiori effetti biologici sui tessuti. Essendo il margine di efficacia e sicurezza particolarmente stretto occorre un sistema non solo capace di scaldare, ma anche accurato nel controllare il riscaldamento. Per controllare il riscaldamento è necessario conoscere la distribuzione di temperatura nel volume trattato, e quindi misurarla in un gran numero di punti, o almeno in un punto significativo purché si disponga di un modello fisico-matematico sperimentato che aiuti a stimare i valori raggiunti dove non è possibile effettuare misure dirette.
Il calore trasferito ai tessuti direttamente dall'esterno per conduzione e convezione (sorgente esogena) non ha capacità di penetrazione in quanto il calore si ferma in superficie. Quindi per andare in profondità è necessario ricorrere ad una sorgente endogena, cioè una forma di energia adatta a raggiungere l'interno dei tessuti per poi convertirsi in calore.
Criteri di fattibilità e di compatibilità con le normative europee insieme ai risultati di approfondite esperienze oncologiche, hanno indotto a scegliere l'utilizzazione di un apparecchio che produca un'onda elettromagnetica a una frequenza di 433.92 MHz.
L'onda si propaga dalla superficie dei tessuti verso l'interno, e mentre procede si attenua, cioè perde energia elettromagnetica che viene trasformata in calore. Per il modo in cui è grossolanamente stratificato l'apparato muscolo-scheletrico (pelle, grasso, muscolo, osso) e per il modo in cui è orientato il campo elettrico dell'onda (prevalentemente parallelo agli strati), a parità delle altre condizioni accade che una maggior quantità di energia viene depositata nei tessuti maggiormente irrorati di sangue e quindi più capaci di raffreddarsi aumentando la perfusione. Tuttavia l'onda che attraversa gli strati più superficiali è ben carica di energia e tende a depositarne in quantità. L'innalzamento di temperatura della zona superficiale sarà quindi maggiore rispetto agli incrementi delle zone più interne. Questa inomogeneità può essere mantenuta entro limiti accettabili aggiungendo una sorgente esogena (esterna) ad alto potere stabilizzante, cioè si può sottrarre il calore in eccesso sulla superficie mettendola in contatto con un liquido circolante a temperatura controllata. Poiché questo scambio termico si manifesta solo fino a una profondità modesta (circa 1cm) il risultato è un livellamento complessivo delle temperature, con un massimo localizzabile fra 2 e 4 cm sotto la superficie e livelli di temperatura terapeutici ancora fino a 6÷7 cm di profondità. In questo modo si riesce a portare più calore in profondità. Ovvero a raggiungere i vari tessuti che si trovano anche a profondità importanti. La possibilità di controllare la profondità della zona di massimo riscaldamento regolando la temperatura del liquido di raffreddamento e la potenza dell'energia elettromagnetica permette di produrre e programmare dosi di calore corrette per la patologia e per il paziente.
Un sistema per ipertermia è caratterizzato dai seguenti elementi:
una sorgente di calore endogeno costituita da un generatore di onde elettromagnetiche alla frequenza di 433.92 MHz;
una sorgente di termoregolazione esogena per il raffreddamento degli strati cutanei;
un emettitore capace di trasferire entrambi i tipi di energia, endogena per via elettromagnetica ed esogena per conduzione/convezione termica; l'emissione di energia attraverso l'acqua avviene in condizioni ideali di accoppiamento elettromagnetico e meccanico;
un sistema termometrico ad elevata precisione per il controllo delle due sorgenti;
un controller intelligente che gestisce i parametri della seduta, in particolare la potenza di emissione elettromagnetica, in base alle rilevazioni termometriche;
un algoritmo di controllo sperimentato in vivo.
L'ipertermia è un trattamento efficace per alcune patologie importanti dell'apparato muscolo-tendineo e gioca comunque un ruolo fondamentale integrandosi con le altre metodiche nel più generale programma riabilitativo. In particolare l'ipertermia viene applicata con successo nella riduzione della flogosi e della sintomatologia dolorosa da trauma. Il suo utilizzo avviene quindi nella cura dei traumi muscolari (stiramenti, contratture), delle patologie tendinee e delle affezioni artrosiche.
LASER AD ALTA ENERGIA Nd:YAG
Il laser Nd:YAG emette sulla lunghezza d'onda di 1060nm. È un laser allo stato solido il cui materiale attivo È costituito da un cristallo YAG.
Il laser ad alta energia È un apparecchio terapeutico È in grado di trattare con successo le principali patologie dell'apparato muscolo-scheletrico.
Gli effetti più importanti riguardano la capacità dell'emissione laser di biostimolare la zona interessata dall'applicazione generando un'azione di guarigione dei tessuti. Agendo poi sulle terminazioni nervose riesce a produrre un importante azione antalgica e quindi una riduzione del dolore.
Gli effetti della radiazione di un laser, che emette nella finestra terapeutica 600nm – 1200nm, e incide su tessuti biologici sono la stimolazione mitocondriale con aumento della concentrazione dell' ATP, l'iperpolarizzazione delle membrane delle fibre nervose, l'attivazione della peristalsi linfatica e il blocco dei mediatori dell'infiammazione. Perchè tutti questi effetti si verifichino è però necessario che la radiazione laser venga correttamente trasmessa ai tessuti. Ovviamente anche la quantità di energia emessa diventa un elemento importante infatti più energia viene trasferita, maggiore è la quantità assimilabile dai tessuti biologici.
Rispetto ai laser tradizionali il laser Nd:YAG, grazie alla possibilità che ha di produrre un'elevata potenza., riesce a trasmettere più energia e ad arrivare ancora più in profondità: il fascio laser ad alta potenza infatti disperde solo parte del proprio potere terapeutico, arrivando agli strati profondi.
Gli effetti dell'energia radiante trasferita ai sistemi biologici sono sempre riferiti alla potenza espressa e alla densità di energia erogata. In questo caso la possibilità di produrre elevate potenze ed energie rende l'emissione laser ad alta energia la modalità laser più efficace nella riabilitazione muscolo scheletrica.
Il laser ad alta energia riesce a diffondere molta energia in strati di tessuto molto ampi, attivando biologicamente tutta la zona da trattare, in alcuni casi anche molto estesa".
Contemporaneamente alla diffusione all'interno dei tessuti, complice l'effetto miorilassante che il laser innesca, si verifica nella zona del trattamento una considerevole vasodilatazione. Ciò comporta un grosso afflusso di sangue ricco di emoglobina che, cromoforo della radiazione laser, assorbe una parte dell'energia erogata dal laser, a discapito del fenomeno della diffusione.
In sintesi l'azione il laser ha una buona azione antinfiammatoria e di guarigione sui tutti i tessuti muscolo scheletrici.
SCENAR, ENF Phisio, INTER X
Questi apparecchi rappresentano l'evoluzione delle terapie elettriche classiche. Possono essere definiti apparecchi neuroregolatori interattivi o neuro stimolatori interattivi.
Hanno capacità diagnostiche e riabilitative.
Sono apparecchi in grado di leggere i valori di impedenza della pelle e di trasmettere impulsi elettrici attraverso uno speciale algoritmo di interazione con l'organismo.
Gli impulsi inviati sono a bassissime frequenze bipolari e bifasiche : da 15 a 350 hz che si possono programmare modificando alcuni parametri o selezionando protocolli memorizzati, in relazione alle patologie da trattare.
Nella fase diagnostica l'apparecchio individua la zona che necessita del trattamento. Questa zona spesso non corrisponde a dove è localizzato il sintomo o dove la patologia potrebbe far supporre che sia.
L' azione diagnostica avviene tramite la lettura del "il livello di attività in corso" (Activity Reading AR), attraverso la registrazione di valori oggettivi rilevati a livello cutaneo. Leggendo l'impedenza della cute, si individuano infatti i punti critici che devono essere interessati dal trattamento specifico.
In modalità terapeutica, basandosi sulla lettura del livello di impedenza della cute, l'apparecchio rileva e invia il segnale applicando un sofisticato algoritmo di interazione con il Sistema Nervoso. Lo strumento dopo aver letto l'impedenza, elabora ed invia l'impulso di compensazione, legge la nuova impedenza, modifica e invia un nuovo impulso, e così via. Due impulsi successivi non sono mai uguali tra loro. Questo massimizza l'efficacia del trattamento: l'impulso cambia continuamente al variare della richiesta fino a "regolarizzare lo stato del tessuto interessato dalla terapia. L'effetto finale ricercato è quello di ridurre la sintomatologia dolorosa.
Rispetto agli strumenti di elettroterapia classici queste apparecchiature rappresentano un notevole passo avanti. In genere, infatti, le normali attrezzature fisioterapiche che sfruttano le correnti per ridurre il dolore possono essere regolate in vari modi ma poi, durante il trattamento, costringono l'organismo a ricevere un prefissato impulso per tutta l'applicazione. Obbligano quindi il corpo ad un adattamento allo stimolo che rende minimo il risultato. Invece, l'algoritmo interattivo che sta alla base della tecnologia degli strumenti descritti, libera il corpo da questo vincolo e si autoregola in seguito ad ogni micro-cambiamento, accelerando così il processo di rigenerazione dei tessuti.
L'uso di queste apparecchiature viene suggerito nella gestione del dolore associato alle problematiche muscolari sia croniche che acute.
Questa particolare terapia elettrica viene utilizzata anche in sinergia con altre terapie fisiche e strumentali.
Elettroterapia
Per praticare questo tipo di terapia vengono usate apparecchiature che producono corrente elettrica continua o alternata. La costante ricerca scientifica ha prodotto vari tipi di correnti il cui fine ultimo è la regressione del dolore. Tali apparecchiature si differenziano tra loro per la produzione di correnti elettriche a varie frequenze e ampiezze e per la diverse modalità di applicazione.
Correnti diadinamiche
Sono correnti a bassa frequenza unidirezionali. E' uno dei primi tipi di corrente prodotti per combattere il dolore osteo-muscolare in genere. Dotato di un discreto effetto antalgico, attualmente viene preferito l'uso di altri tipi di correnti.
Correnti TENS
Più recenti delle correnti diadinamiche si avvale di impulsi monofasici rettangolari prodotti interrompendo periodicamente una corrente continua. Anch'essa ha un effetto antalgico, più "dolce" della corrente consente di essere applicata per un tempo più lungo con effetti più duraturi. L'intensità deve essere regolata in base alle sensazioni soggettive del paziente.
Correnti interferenziali
Sono correnti alternate a media frequenza. Il vantaggio di questo tipo di corrente è rappresentato dalla possibilità di localizzare l'effetto analgesico con particolare precisione. è fondamentale la precisione nell'applicazione degli elettrodi, in modo che le correnti prodotte dagli elettrodi si incrocino nella zona di maggior dolenzia.
Ionoforesi
è una corrente continua unidirezionale. Viene usata per "trasportare" all'interno dei tessuti un prodotto farmacologico disposto su di uno de due elettrodi che vengono applicati in corrispondenza della zona dolente. Si preferisce usare questa terapia per la cura delle articolazioni più accessibili come il ginocchio, gomito, mano ecc.
Mezzi fisici che producono onde elettromagnetiche
Le terapie che sfruttano la produzione delle onde elettromagnetiche per la cura delle affezioni rachidee rappresentano una delle prescrizioni più frequenti. Quasi sempre è associata ad altre terapie.
Vengono soprattutto utilizzate:
le radiazioni infrarosse
producono calore soprattutto negli strati superficiali della cute;
marconi e radar
l'energia elettromagnetica prodotta dalle apparecchiature indicate, penetra nei tessuti e si trasforma in calore producendo vasodilatazione;
laser
le caratteristiche delle apparecchiature usate sono legate al tipo di sorgente utilizzata e dalla potenza erogata. Gli effetti che il laser produce sui tessuti sono di tipo antalgico, antiflogistico, decontratturante. Il tipo di laser usato e le modalità d'applicazione devono essere regolate di volta in volta in relazione all'obbiettivo prefissato.
L'agopuntura
E' una tecnica appartenente alle metodiche terapeutiche della medicina tradizionale cinese che prevede l'inserimento di sottili aghi in alcuni punti del corpo. Questa tecnica è in grado, in alcuni casi, di far regredire il dolore.
I principi sui quali si basa non sono ancora perfettamente a conoscenza della medicina occidentale anche se alcuni studi sembrerebbero aver scoperto che gli aghi favoriscono il rilascio di sostanze chimiche che fanno parte del sistema naturale di difesa del corpo umano. Bisogna aggiungere che la medicina tradizionale cinese, come quella occidentale, è complessa e per poterla applicare in modo corretto è necessario conoscerla approfonditamente. Estrapolare da questa antica medicina la sola tecnica di agopuntura, magari disconoscendo i principi diagnostici sui quali si basa, potrebbe comportare la non perfetta applicazione della stessa.
Terapie manuali La complessa sintomatologia collegata alle patologie vertebrali ha favorito, nel corso degli anni, il proliferare di numerose tecniche manipolative.
Esse rappresentano uno strumento terapeutico di particolare efficacia nella cura delle patologie muscolo-scheletriche e particolarmente indicate nelle affezioni rachidee. Sono comprese in questo gruppo di terapie pratiche occidentali e metodiche orientali che si basano sull'uso di particolari manovre, massaggi, digitopressioni, mobilizzazioni, manipolazioni per curare i più comuni disturbi dell'apparato scheletrico con particolare riferimento alle affezioni della colonna vertebrale. Si descrivono di seguito brevemente le terapie più in uso.
La massoterapia
Il massaggio possiede un effetto rilassante che favorisce l'attenuazione dei dolori muscolari producendo una decontrazione delle loro fibre e un incremento della circolazione in grado di eliminare le tossine presenti nei tessuti dolenti.
La tecnica del massaggio è antica quanto l'uomo e si è sviluppata in numerosi metodi. Le varie manovre devono essere scelte in base alla sintomatologia del paziente e in considerazione della configurazione fisica del massaggiato. Per operare una corretta applicazione è necessaria una determinata specializzazione. Si può citare il massaggio classico, il massaggio ayurvedico, il massaggio cinese, il massaggio connettivale e lo shiatsu.
E' quest'ultima una tecnica di digitopressione giapponese nata dalla sintesi dei principi del judo, del do-in e del massaggio antico vero e proprio. Sebbene sia un massaggio terapeutico la sua finalità non è solamente la cura della malattia, quanto la ricerca del benessere complessivo del corpo, che si fonda sulla libera circolazione dell'energia.
Lo shiatsu consiste in pressioni applicate sui punti di agopuntura, finalizzate a equilibrare l'energia corporea e a migliorare la salute. Oltre che con le dita le manovre shiatsu vengono effettuate anche con altre parti del corpo.
Les pompages o trattamento delle fasce
E' un metodo manuale che mira a ripristinare l'elasticità e la mobilità del sistema muscolo fasciale del corpo.
Tramite l'utilizzo di particolari manovre di trazione, in cui si fa passare un segmento dallo stato di tensione a quello di rilasciamento, si ottengono importanti risultati sulle retrazioni muscolo-fibrose spesso all'origine dei fenomeni dolorosi del rachide.
Massaggio zonale
E' una tecnica di massaggio che cerca di curare "a distanza" determinati stati dolorosi.
Nasce nei primi anni del XX secolo grazie ad una geniale intuizione di un medico americano il quale scoprì di poter curare alcune patologie a carico degli organi del corpo tramite l'esecuzione di particolari massaggi sotto alla pianta dei piedi. Si stabilirino in seguito delle corrispondenze tra una determinata zona del piede (zona riflessa) e un organo o una struttura anatomica.
Grazie a questi collegamenti il massaggio su di una determinata zona della pianta del piede è in grado di incidere in qualche modo sul funzionamento dell'organo corrispondente.
Gli organi che trovano maggiore giovamento da questo tipo di massaggio sono quelli che presentano una maggiore innervazione e conseguentemente una maggiore riflessione sulla pianta del piede, come la pelle, la colonna, l'apparato digerente ecc... A questo proposito è interessante sapere che la colonna vertebrale si riflette sul margine interno di ciascun piede.
Con gli anni sono state individuate altre parti del corpo sulle quali poter applicare i principi della riflessologia: mani, orecchio, occhi, schiena.
Tecniche di osteopatia
La teoria osteopatica fu sviluppata da un ortopedico del Missouri, Andrew Taylor Still tra la fine del 1800 e i primi anni del '900.
L'osteopatia considera e cura il paziente come un'unità e non si limita a concentrarsi su unica malattia o sintomo. L'osteopata guarda alle esigenze del soggetto considerato nella sua globalità, ponendo particolare attenzione alla sua integrità strutturale e funzionale.
Per l'osteopatia esiste una precisa relazione tra i vari apparati dell'organismo umano. In virtù di tali relazioni, per esempio, un problema del sistema muscolo-scheletrico può influenzare il funzionamento degli organi interni e viceversa.
Per risolvere completamente l'affezione è necessario trattare sia la componente muscolo-scheletrica sia il problema dell'organo interno interessato.
Secondo la teoria del dottor Still le malattie non si sviluppano se il sangue può circolare liberamente. Il compito dell'osteopata è di ricercare in modo scrupoloso, usando una serie innumerevole di test, la cosiddetta "lesione osteopatica" che altera l'equilibrio dell'organismo e limita in modo parziale o totale la sua mobilità. Questa restrizione di mobilità si può incontrare a livello articolare, miofasciale, viscerale e cranico.
Per curare la lesione osteopatica l'osteopata si serve di numerose tecniche che agiscono sul sistema muscolo scheletrico ma che possono incidere anche su quello viscerale o nervoso. La manovra manipolativa conseguente alla scoperta della "lesione" può essere effettuata direttamente sull'articolazione, può interessare i tessuti molli (i muscoli, i legamenti e le fasce connettivali) oppure il sistema viscerale o craniale.
La colonna vertebrale rappresenta per l'osteopata un terreno privilegiato.
Tecniche di chiropratica
Dal greco cura delle mani, ovvero trattamento manipolativo, fu coniato da un paziente del dottor David Daniel Palmer, un guaritore canadese che iniziò a praticare questa terapia nella metà del 1800.
La chiropratica introduce il concetto di "sublussazione" che secondo questa metodica consiste in una lieve dislocazione o deviazione di due segmenti ossei. Particolare attenzione viene rivolta alla fisiologia della colonna vertebrale alle cui alterazioni meccaniche i chiroprati collegano la maggior parte delle patologie che colpiscono l'organismo umano.
La correzione di questa alterazione, grazie alla manovra di manipolazione vertebrale, può risolvere una serie di problemi, dal mal di schiena alla cefalea alle alterazioni delle funzioni digestive.
Metodo Cyriax
La metodologia proposta questo medico si basa su un'accurata valutazione del paziente: anamnesi ed esame obiettivo.
Scrupolosi test di mobilità e di forza sono in grado di stabilire la corretta diagnosi a carico del rachide e praticare l'idonea correzione manipolativa. In relazione dell'evoluzione della sintomatologia il terapeuta potrà decidere l'uso di manovre manipolative in grado di produrre benefici.
Medicina manuale di R. Maigne
E' una metodologia terapeutica che si basa sulle manipolazioni vertebrali.
Strumento terapeutico usato anche da altre metodiche manuali, osteopatia e chiropratica, ma che Maigne usa proponendo direzioni di movimento guidate da particolari indicazioni sintomatologiche del paziente.
Nasce con Maigne il concetto di disturbo intervertebrale minore per designare una disfunzione vertebrale bisognosa di manipolazione. Particolare attenzione è stata posta dall'ideatore di questo metodo all' esame segmentario, statico e dinamico del rachide e nella descrizione scrupolosa della condotta del terapeuta nell'applicazione delle tecniche manipolative.
Chinesiologia applicata
E' un metodo ideato da un medico chiropratico, George Goodheart, il quale intuì che spesso il dolore localizzato su una zona del corpo può essere causato dalla debolezza dei muscoli del lato opposto.
La chinesiologia applicata tende a valutare accuratamente la forza di tutti i muscoli del corpo e conseguentemente rinforzare quelli indeboliti.
Per raggiungere questo scopo il terapeuta usa varie tecniche di rafforzamento: manipolazione delle estremità del muscolo, massaggio per stimolare il sistema neurolinfatico, digitopressione sui punti di agopressione, stimolando manualmente i meridiani che sono alla base della medicina cinese.
Il chinesiologo valuta il corpo globalmente e ritiene che ogni muscolo sia in relazione con un organo o con un sistema. Nel rafforzare un determinato muscolo il terapeuta ritiene di poter incidere anche nel riequilibrio di altri sistemi: linfatico, vascolare, chimico, neurologico.
Terapie chinesiterapiche Associate alle terapie manuali rappresenta il settore riabilitativo che si è sviluppato maggiomente negli ultimi anni.
La definizione di chinesiterapia data dai manuali scientifici è la seguente: "Per chinesiterapia si intende l'insieme delle forme di attivazione muscolare e degli esercizi articolari semplici e complessi diretti ad un fine dinamico del corpo".
Viene classicamente distinta in passiva ed attiva.
La chinesiterapia passiva consiste nella mobilizzazione passiva delle singole parti del corpo effettuata da ausili meccanici oppure da personale qualificato.
La chinesiterapia attiva invece è composta di esercizi liberi, esercizi assistiti ed esercizi contro resistenza.
Per esercizi liberi si intendono le mobilizzazioni articolari attive eseguite contro la resistenza opposta dagli attriti sia interni che esterni e contro la forza di gravità.
Per esercizi assistiti si intendono invece tutti quegli esercizi che vengono praticati per esercitare la muscolatura particolarmente debole.
Mediante appositi ausili ( fasce sospensive o altro) o mezzi, tipo l'acqua, le resistenze esterne vengono ridotte.
Numerose sono le tecniche riabilitative ideate in questi ultimi anni e che adottano il movimento a scopo terapeutico.
Di seguito verranno elencate le più diffuse.
Nel tentativo di rendere semplice la descrizione del panorama dei metodi chinesiterapici a disposizione si è operata una classificazione che protrebbe non coincidere perfettamante con i principi della tecnica stessa.
Si allega una breve descrizione delle stesse che anch'essa potrebbe rivelarsi non completa. Del resto ogni tecnica citata corrisponde ad un metodo riabilitativo che si basa su principi teorici e pratici impossibili da descrivere in così breve spazio.
Alle persone che desiderano conoscere più approfonditamente le tecniche in questione si rimanda alla consultazione di testi specifici.
Ginnastica correttiva, medica, segmentaria ecc.: metodi di ginnastica che si basano sulla concezione segmentaria del corpo che si concentra quindi soprattutto sul movimento di singole articolazioni e zone del corpo. Gli obiettivi previsti da questi metodi sono il ripristino della mobilizzazione, il rinforzo muscolare, l'allungamento muscolare, la rieducazione funzionale e posturale.
Metodo Mezièrés, rieducazione posturale globale, l'antiginnastica, m. Bertelè ecc.: metodi che basano i propri principi terapeutici su un approccio globale del corpo. Considerano l'apparato osteo-muscolare collegato da catene muscolo-fasciali, per tale motivo una disfunzione locale deve essere trattata sempre globalmente. Per fare questo è necessario correggere il malposizionamento locale e contemporaneamente tenere sotto controllo tutte le zone della catena muscolo-aponeuretica. Queste tecniche si basano soprattutto sulla proposta di posture globali di stiramento che vengono assunte gradualmente e mantenute al fine di allungare tutte le catene muscolari rigide.
Metodo Feldenkrais, eutonia, m. Alexander, m.corpo e coscienza, euritmia, la terapia bio-energetica, m. Ehrenfried, m. Foster ecc.: tecniche corporee che individuano nel malessere rachideo un disequilibrio psico-fisico della persona.
I metodi sopracitati usano il movimento per comprendere e correggere molti movimenti e posizioni del corpo che rubano energia e per acquisire il controllo dinamico e consapevole del corpo.
Lo scopo principe di queste tecniche è quindi di migliorare la percezione del soma e il tono muscolare generale per riportare l'equilibrio psico-motorio della persona. In queste metodiche l'equilibrio muscolare è quindi considerato strettamente collegato a quello psicologico.
Ogni tecnica utilizza esercizi posturali e dinamici diversi in grado di rendere i movimenti più armonici, di eliminare le tensioni anomale e acquisire l'uso corretto del corpo che tende ad eliminare le sintomatologie dolorose dell'apparato locomotore e della colonna vertebrale in particolare.
Metodo della back school, della neck school, m.del "verrouillage", m. Mensendiek ecc.: metodi che puntano ad una rieducazione posturale generale pratica e teorica (specialmente nelle back school) cercando di dare informazioni al paziente su come funziona la colonna vertebrale, sulle patologie ad essa correlate e sulle loro cause. Predisponendo in collaborazione con il paziente una strategia rieducativa che porti il malato ad assumere posizione idonee e a muovere il corpo in modo da limitare i carichi a livello del rachide. Per ottenere tali obiettivi vengono utilizzati molti esercizi fisici in grado di migliorare le condizioni fisiche dell'apparato muscolare e articolare e di acquisire metodi di autocorrezione posturale.
Un'azione terapeutica che valuta anche i fattori di rischio nell'ambiente di lavoro e che conseguentemente è in grado di trasmettere le informazioni di igiene posturale ed ergonomica personalizzate utili a salvaguardare la salute della schiena.
Metodo McKenzie, m. Maitland, il rolfing o m. di integrazione strutturale: metodi che associano la terapia manuale al movimento terapeutico.
Le persone che vengono trattate con queste tecniche terapeutiche sono educate a combattere il dolore e tramite esercizi e posizioni specifiche evitare che la sintomatologia dolorosa ricompaia.
Metodi che basano la propria strategia terapeutica su di una valutazione scrupolosa del paziente in grado di formulare una corretta diagnosi, di individuare le cause dell'affezione e conseguentemente di identificare gli obiettivi che la terapia si deve prefiggere.
La costante verifica delle condizione del paziente consentono al terapeuta di approntare i giusti aggiustamenti per ottenere un risultato finale che porti all'eliminazione del dolore, al ripristino della funzionalità e alla idonea prevenzione.
Metodo McKenzie è un sistema di diagnosi e trattamento dei dolori del collo e della schiena sviluppato da Robin McKenzie, fisioterapista neozelandese di fama mondiale.
Oggi l'efficacia di tale metodo è riconosciuta in tutto il mondo ed il Metodo di Diagnosi e Terapia Meccanica secondo McKenzie viene applicato in molti centri fisioterapici in America, Europa, Asia e Australia.
Per trattare alcune forme di mal di schiena e di collo, quelle cioé causate da cause di tipo meccanico (legate al mantenimento di posture scorrette o all'esecuzione di movimenti dannosi) il metodo McKenzie prevede un trattamento che si basa sul mantenimento di posture corrette, su tecniche manuali applicate dal terapista e soprattutto sull'esecuzione da parte del paziente di esercizi specifici. Questi esercizi sono messi a punto e personalizzati per ciascun paziente, poiché i problemi meccanici alla base del mal di schiena variano da individuo ad individuo. Il medico o fisioterapista esperto nel Metodo McKenzie potrà prescriverli dopo una accurata valutazione del caso clinico. Gli esercizi, se eseguiti correttamente, a poco a poco comportano una sensibile diminuzione del dolore che, dalle zone più "periferiche" del corpo, si porterà più vicino alla colonna vertebrale, fino a scomparire gradualmente. Il trattamento secondo McKenzie punta sul coinvolgimento e la partecipazione attiva del paziente per la risoluzione dell'episodio in corso, e soprattutto gli fornisce i mezzi per prevenire le ricadute.
Un programma di auto-trattamento tarato sullo stile di vita del paziente, metterà il paziente in grado di controllare e trattare il proprio dolore con sicurezza ed efficacia. L'auto-trattamento rende possibile una veloce indipendenza del paziente dalla figura del medico/terapista, riducendo il numero delle visite cliniche e quindi abbattendo i costi di gestione.
Il metodo McKenzie si struttura principalmente su tre punti:
la valutazione, il trattamento e la profilassi.
La Valutazione
La valutazione del paziente costituisce la prima fase dell'approccio McKenzie. Viene utilizzata una scheda di valutazione basata su uno specifico algoritmo, attraverso la quale è possibile identificare e schematizzare alcuni riscontri oggettivi nella sintomatologia del paziente.
La valutazione del paziente, si basa su una approfondita raccolta anamnestica riguardo all'origine, il progredire, il variare del dolore e sull'andamento della sintomatologia durante la valutazione meccanica. Questa prevede una serie di movimenti-test, da effettuare con modalità singola e ripetuta; monitorando il variare del sintomo (intensità o localizzazione) sarà possibile classificare il paziente in una sindrome.
McKenzie distingue tre sindromi: posturale, da disfunzione e da derangement.
Ogni sindrome dovrà essere affrontata con un trattamento specifico e diverso.
La sindrome da postura è caratterizzata da un dolore di natura intermittente provocato dalla deformazione meccanica di origina posturale dei tessuti molli quando vengono sottoposti a una sollecitazione prolungata. L'algia compare quando il rachide viene mantenuto in una posizione fissa per tempi prolungati a gradi estremi dell'arco di movimento ( per esempio una posizione seduta scorretta prolungata ). Il dolore scomparirà quando l'articolazione sarà riportata in una posizione che genera minori sollecitazioni meccaniche. La sintomatologia dolorosa sarà quindi collegata alla postura e non al movimento.
La sindrome da disfunzione è caratterizzata da una algia provocata dallo stiramento di strutture molli che si sono accorciate a seguito di traumi o posture scorrette o derangement.
L'algia si svilupperà a fine arco di movimento quando le strutture accorciate, risultanti da processi cicatriziali o prolungata immobilità, vengono stirate.
La sindrome da derangement è per McKenzie la sindrome che più di ogni altra causa dolore vertebrale. McKenzie ipotizza che la sintomatologia sia causata dallo spostamento del nucleo polposo all'interno del disco intervertebrale. Tale spostamento determina un aumento di pressione sulle fibre nocicettive presenti nel disco. Lo spostamento può andare a stirare e sollecitare le strutture legamentose o le radici lombari. I sintomi si possono quindi irradiare agli arti originando rachialgia agli arti superiori e sciatalgia agli arti inferiori. Oltre a provocare dolore il derangement può essere responsabile di situazioni dove sia impossibile compiere certi movimenti. L'insorgenza della sindrome può essere conseguente ad uno sforzo singolo o a più sforzi leggeri ma frequenti o a una postura in flessione mantenuta a lungo.
Il processo di valutazione costituirà sempre un successo poiché:
1. sarà possibile procedere alla classificazione dei pazienti da sottoporre a trattamento.
2. sarà possibile identificare rapidamente quei pazienti che non sono destinati a rispondere ad un trattamento meccanico.
Il Trattamento
La classificazione del paziente consente l'elaborazione di un programma di trattamento individuale. Tale programma si avvale di quei movimenti che aboliscono rapidamente la sintomatologia del paziente.
le tecniche utilizzate possono essere schematizzate nelle seguenti:
- correzione della postura
- procedure di autotrattamento
- tecniche del terapista
La correzione della postura consiste nell'insegnare al paziente la postura corretta. Educarlo a mantenerla durante tutte le attività quotidiane magari utilizzando supporti che aiutino la realizzazione di questo obiettivo. Apprendere comunque, in generale, un corretto uso del proprio corpo.
L'auto-trattamento si fonde nell'effettuare, con regolarità, esercizi specifici indicati dal terapista in grado di ridurre o migliorare la sintomatologia. L'auto-trattamento rende possibile una veloce indipendenza del paziente dalla figura del medico/terapista, riducendo il numero delle visite cliniche e quindi abbattendo i costi di gestione.
Le tecniche del terapista consistono invece in tecniche precise e scrupolose in grado di esercitare sul paziente delle pressioni, delle mobilizzazioni o delle manipolazioni in grado di risolvere la sintomatologia dolorosa là dove l'auto-trattamento ha interrotto i suoi benefici.
Una volta risolto il derangement si procederà al recupero completo della funzione che consisterà nell' ottenere il completo movimento articolare in tutte le direzioni.
La Profilassi
Non è più accettabile considerare soddisfacente la risoluzione del singolo episodio, senza puntare ad un beneficio a lungo termine.
Nell'approccio McKenzie, educare il paziente e fornirgli le istruzioni e le procedure necessarie al suo recupero, diventano il fondamento del trattamento a lungo termine.
Una volta identificate con l'esame clinico le relazioni di causa ed effetto del dolore, si ottiene il più valido strumento di reazione al dolore.
L'istruzione del paziente su quali siano i fattori predisponenti al dolore e come questi agiscano dal punto di vista meccanico, risulta parte integrante del metodo (centralizzazione e periferalizzazione).
E' indispensabile che il paziente comprenda i motivi (in particolare gli stress posturali) che portano all'insorgenza del dolore ed acquisisca coscienti mezzi per poterlo controllare. Occorre illustrare al paziente le fasi del disturbo meccanico specifico inerente al suo problema e sottolineare l'azione appropriata nelle fasi iniziali o quando si sviluppano i primi segnali di allarme. La chiave per la riuscita della prevenzione delle recidive è l'auto-trattamento, prima che si avverta dolore.
In questa ultima fase, i pazienti hanno già eseguito le procedure di auto-trattamento ed, in larga misura, sono diventati indipendenti dal terapista. Sono proprio le procedure di auto-trattamento che determinano o concorrono al recupero dell'episodio attuale che divengono punto focale del programma di profilassi individuale per il paziente.
In tal modo il trattamento si traduce in profilassi e si sviluppa un programma a lungo termine specifico, ma semplice.
- Le istruzioni a lungo termine includono:
- Istruzioni e consigli posturali
- Istruzioni e consigli ergonomici
- Mantenimento dell'arco di movimento
- Equilibrio degli stress e delle tensioni meccaniche
- Interpretazione dei segnali di avvertimento ed azione
- Incoraggiamento ad una maggiore attività
- Specifici esercizi di routine
Studi dimostrano che la metodologia McKenzie diminiusce l'evoluzione dei problemi lombari verso la chirurgia e la disabilità, così come l'incidenza delle recidive, abbattendo i costi associati al mal di schiena.
Considerazioni Ogni trattamento o metodo è valido se adattato e opportunamente scelto al momento giusto.
L'uso unico e incondizionato dell'uno o dell'altro rappresenta il più delle volte un non senso, dato che le patologie e la loro evoluzione varia da caso a caso, condizionata da innumerevoli fattori interni ed esterni al paziente.
Le cause del mal di schiena sono numerose e spesso anche difficilmente decifrabili.
Per riuscire ad incidere sulle patologie vertebrali e sul dolore ad esse collegato è necessario applicare tecniche scelte in funzione dei sintomi, della patologia e delle caratteristiche fisiche e psichiche del malato.
Non ultima viene la considerazione che ogni tecnica è applicata dallo specialista, sia esso chinesiologo, insegnante di educazione fisica, fisioterapista ecc., il cui successo dipende oltre che dalla validità del trattamento anche dalla professionalità e dalla competenza di chi la applica.
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